Il caso legale contenuto nel romanzo «Per Amore e per Denaro»

di Candy Larsson (04/07/2019)

Ho ricevuto tante richieste di curiosità relative al “caso legale” sviluppato nel romanzo “Per Amore e per Denaro”; con una domanda che, più o meno, mi è stata fatta da tutti:

«È una cosa che è capitata a te?»

Ringrazio per la domanda, perché ciò vuol dire che sono riuscita a rendere vero e credibile l’argomento trattato. Ho già risposto privatamente a chi l’ha chiesto; rispondo pubblicamente a chi avrebbe voluto chiedermelo: in realtà no, io lavoro in un altro settore. E il tutto si è sviluppato solo per caso, partendo da un riferimento che già veniva fatto nel primo volume della serie, quando Linda, la protagonista femminile, giustificava la necessità di riprendere il lavoro di modella con la frase: 

«Come mi mantengo agli studi, che desidero fortemente portare a termine? Non ho le spalle protette da nessuno, io. Mia madre è di nuovo disoccupata, in attesa che l’agenzia interinale riesca a collocarla in qualche call center; mio padre non lo sento da una vita (…)»

Mi serviva un aggancio che unisse i due vecchi protagonisti, Charlie e Linda, ai nuovi, Paul e Melania. E la mamma di Linda, col suo lavoro, faceva al caso mio. Il caso legale è venuto fuori per caso, ripensando alle chiacchiere con una collega blogger, che lavora nell’ambiente, che alla fine dello scorso anno mi raccontava il caso di una “stagista” (formata da lei) con quindici anni di carriera alle spalle; una “professionista” del settore, chiamata a fare un tirocinio in un momento di bisogno dell’azienda e poi... fatta fuori, come gli altri tirocinanti (quelli "veri", quelli senza esperienza). Quando ho pensato di usare questo caso per il mio libro, ho chiesto spiegazioni alla collega blogger che, oltre ad avermi spiegato parecchi dettagli utili, mi ha messo in contatto con una sindacalista; e da lì ho appreso questa realtà atroce che mi ha toccato profondamente.

Il romanzo, però, rischiava di venire fuori bello “palloso”: avevo raccolto tanto materiale e avrei voluto davvero scrivere di tutto e di più su questo caso, sullo sfruttamento dei lavoratori, sui segreti legato a questo mondo, che piano piano vedevo non più solo dal punto di vista lavorativo, ma anche dal punto di vista di cliente. Prendendo coscienza di tante cose, trovando risposta a tante domande che mi sono sempre posta. Una tra le tante: perché quando chiamiamo un call center, abbiamo spesso la percezione che un operatore ci dice una cosa e un altro ce ne dice un’altra?

Vi anticipo già una prima risposta (ma ce ne sono mille altre): con un turn over continuo di personale, che se non matura esperienze significative per dare assistenza concreta non è mai preparato realmente, è impossibile avere dei servizi clienti davvero efficienti. Ma questo è solo uno degli aspetti di cui parleremo, molti dei quali vi faranno rimanere con la bocca aperta. Come sono rimasta io nel venire a conoscenza di una realtà così… sporca!

Sapeste quanti tagli ha subìto il mio povero romanzo, in cui all’inizio si parlava fin troppo di questa realtà! Alla fine, seguendo i suggerimenti dell’agenzia che cura i miei lavori, abbiamo deciso di sviluppare quel materiale (utile, preziosissimo, non poteva rimanere lì, ignorato!) per fare un progetto parallelo, al quale hanno collaborato altre due consulenti esterne, oltre alla blogger di cui sopra, che non posso rivelare perché quel lavoro lo fa tuttora (in un ruolo importante, tra l’altro) ma che si è messa a nostro servizio perché, anche secondo lei, se se ne parla c’è qualche possibilità in più per abbattere il problema.

Domani lanceremo il libro (che uscirà il 20 luglio) e lanceremo il sito, che sarà aggiornato costantemente, sfruttando anche le vostre esperienze e le vostre testimonianze. Sia da clienti, sia da operatori. Ci aspettiamo collaborazione da parte di chi, come noi, crede nel messaggio che lanciamo. Che, nonostante il titolo forte e provocatorio, vuole essere a sostegno sia dei clienti, sia di chi questo lavoro vorrebbe farlo in maniera seria e professionale. In modo che tutti abbiano un proprio tornaconto: i lavoratori seri e onesti; i clienti, che desiderano solo non perdere tempo ed essere aiutati in caso di bisogno: quando chiamano un call center per avere assistenza, desiderano sapere che dall’altra parte c’è un PROFESSIONISTA. Non un operatore improvvisato e sottopagato che, con tutta la buona volontà, non sempre è messo nelle condizioni di svolgere bene QUEL lavoro.

Che dire, poi, di quei call center che ci rompono le “palle” a qualunque ora del giorno e della sera, per propinarci i loro servizi e i loro prodotti? Parleremo anche di loro. Sarà un servizio a 360 gradi, quello che vi offriremo. 

Siete con noi? Vi voglio tutti protagonisti! Tutti uniti si vince, per migliorare un settore che oggi fa acqua un po’ da tutte le parti. Io credo molto in questo progetto e nella possibilità di un miglioramento. Voi?